Costantino Nivola

Storia di un artista Oltreoceano

Dall’America a Orani, andata e ritorno

Museo Nivola, Orani ph. Luciana Satta

di Luciana Satta

“Scultore-costruttore, erede dei suoi lontani progenitori costruttori di nuraghi, e fedele alla vocazione trasmessagli dal padre-muratore”. Quando si parla di Costantino Nivola (Orani, 1911 – Long Island, 1988), l’immagine che viene subito in mente è quella delle straordinarie sculture e dei monumenti pubblici da lui realizzati. Ma, sebbene l’artista oranese non amasse identificarsi nel ruolo di illustratore, non si può dimenticare la sua imponente attività grafica. A questo aspetto è stata anche dedicata la mostra “Seguo la traccia nera e sottile – I disegni di Costantino Nivola”, allestita al Palazzo della Frumentaria di Sassari nel 2011 e curata da Giuliana Altea. Un allestimento che ha messo in luce questo aspetto inedito della produzione di Nivola. Un percorso tra le sue opere meno note, un itinerario attraverso 115 lavori grafici compresi tra il 1941 e il 1980, a partire dagli autoritratti (Autoritratto della solitudine, tempera su carta, 1944, e Autoritratto “Ritz”, 1944-45, tempera su carta incollata su cartone).

Nivola, arrivato dunque in America come esule antifascista, si dedica al lavoro di illustratore e grafico, a cui affianca il disegno. Resta traccia del frutto del suo lavoro di illustratore nelle riviste “Interiors”, “You”, “The New Pencil Points”, “Harper’s Bazaar”, “Forune” e “American Cookery”.

In America Nivola entra in contatto con tanti artisti e architetti europei emigrati anch’essi per sfuggire al Nazismo. E così inizia a mettere in dubbio il proprio valore creativo. Ma l’incontro con Le Corbusier è determinante e il dubbio lascia il posto alle certezze.

Del suo viaggio in Italia – in cui torna nel 1947 con l’intento di trasferirsi a Milano – ma la situazione del Paese appena uscito dalla guerra lo convince a tornare negli Stati Uniti – resta la serie di disegni pubblicati da “Interiors” (1947) e Harper’s Bazaar (1948). La nostalgia di Nivola per la Sardegna emerge invece nella serie di disegni che illustrano il progetto del Paese-pergolato, pensato per il suo paese natale, Orani.

Come dimenticare poi gli splendidi arazzi di lana, realizzati nei centri di arte tessile di Sarule e di Samugheo. Figure geometriche e tecniche della tradizione sarda si incontrano.

Gli arazzi e le sculture. Museo Nivola, Orani
ph. Luciana Satta

Il Museo Nivola, a Orani, è un percorso bellissimo attraverso oltre duecento opere, tra sculture e dipinti. È conserva la più imponente collezione al mondo delle opere di Costantino Nivola. Ruth Guggenheim, vedova dell’artista, ha scelto prevalentemente l’opera scultorea e statuaria, caratteristica della fase finale – con la serie delle Madri e delle Vedove.

Nel 1954 Nivola inaugura la sua carriera di scultore per l’architettura: è chiamato alla decorazione dello showroom Olivetti, aperto al centro di New York, nella Fifth Avenue. Dal 1936 al 1938 l’artista lavora a Milano come grafico pubblicitario all’Olivetti

Campagna pubblicitaria per Olivetti. Museo Nivola, Orani.
ph. Luciana Satta

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C’è un luogo magico a Tramariglio:

la casa del Maestro Elio Pulli.

di Luciana Satta

Tramariglio è un luogo magico immerso nella macchia mediterranea, a pochi chilometri da Alghero, nel cuore della baia di Porto Conte. Un giorno ho chiuso gli occhi e ho intrapreso un viaggio in un altrove bellissimo. Ho scoperto che dalla mimosa nasce il giallo, dalle foglie il verde, dalla melagrana il rosso. Un viaggio affascinante tra i colori della terra che il maestro Elio Pulli sa trasformare in opere d’arte. Ho aperto gli occhi ed era tutto vero e mi è sembrata incredibile quella cura per il particolare, quell’attenzione per il dettaglio.

Sculture, dipinti, vasi e grandi piatti, dai “colori fastosi e bagliori di lustri, iridescenze di metalli preziosi. Oggetti originati dall’incontro di alto artigianato e fervore creativo, virtuosismo tecnico e poetica dello stupore”. Così Simona Campus, storica dell’arte, ha saputo descrivere quelle meraviglie.

Lo spazio espositivo di Elio Pulli, a Tramariglio
ph. Luciana Satta

Al centro dell’ispirazione di Elio Pulli, la Sardegna e il Mediterraneo, con i loro cromatismi accesi e caldi, i colori della terra, i rossi e gli ori lucenti, i bianchi della spuma del mare e delle rocce calcaree. Sono lavori frutto di una complessa tecnica detta “a terzo fuoco”, basata su una cottura delle opere che rende i toni più intensi. La Mantide, il Cinghiale, il Falco, il Folle, il Cavaliere, la splendida serie di “Teste di donna”, sono tutte terraglie dipinte sottovernice e lustro a terzo fuoco, creature plasmate in quello che è il rifugio creativo di Pulli, la sua abitazione a Tramariglio, nella baia di Porto Conte, spazio in parte atelier e in parte laboratorio circondato dalla bellezza della natura, luogo da cui il maestro trae ispirazione. Nel laboratorio d’arte del Maestro tanti incontri, come quello avvenuto nel 2015 con Miyayama Hiroaki, uno dei più grandi artisti giapponesi contemporanei.

L’arte: una compagna inseparabile per il Maestro. Un amore per la cultura ereditato certamente da suo nonno Giuseppe, maestro elementare, poeta appassionato di arte, di musica, di letteratura. Una passione trasmessa sicuramente dal padre Giovanni, artista e allievo dello scultore Guacci, da cui ricevette un incarico che lo portò a trasferirsi da Roma a Sassari, dove aprì la sua bottega.

Così Elio, che quell’amore per l’arte lo aveva respirato in famiglia, a soli diciotto anni conquista il Premio Michetti a Francavilla a Mare. Da qui al successo il passo è breve: arriva Premio Marzotto e, nel 1959, il Premio Cinisello Balsamo. Nel 1955 a Roma, nella galleria del critico d’arte Giuseppe Sciortino, un dipinto di Elio Pulli viene esposta insieme ai lavori di Guttuso e De Chirico.

L’Isola è una costante, presente nelle ceramiche, dai vasi ai piatti, ma anche nelle tele, dalla famosissima “Barca da pesca all’ormeggio di Porto Torres” (2010), alle varie “Nature morte”, fino alla rappresentazione della città di “Periferia di Sassari dopo la nevicata”. Opere che si sono affermate nel panorama dell’arte isolana, nazionale e internazionale, per l’assoluta originalità che le contraddistingue. Opere che sono state esposte anche al Vittoriano di Roma. Un riconoscimento importante, nato dal successo straordinario della mostra “Elio Pulli, ceramica” al Palazzo della Frumentaria di Sassari, nel 2011.

Oggi, 15 novembre 2021, in occasione dell’inaugurazione del 460esimo Anno Accademico dell’Università degli Studi di Sassari, Elio Pulli è stato insignito della Laurea honoris causa, alla presenza del Magnifico Rettore, Gavino Mariotti, della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, del presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas. Pulli ha tenuto una lectio doctoralis dal titolo: “L’arte e le difficoltà nel tempo”. A seguire la laudatio del critico d’arte Vittorio Sgarbi.

Anno 2008, con il Maestro Elio Pulli nello spazio espositivo di Tramariglio.
Il mio articolo per Il Messaggero Sardo sulla Mostra alla Frumentaria, a Sassari. Anno 2011.

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C’era una volta…

La via della seta nel quartiere Castello

(Francesca Sanna Sulis e Sorelle Piredda)

Un celebre abito firmato da Sorelle Piredda e indossato negli anni Novanta dall’attrice Caterina Murino

di Luciana Satta

Quartiere Castello, Via Lamarmora 61. Siamo a Cagliari. “Qui visse donna Francesca Sanna Sulis, imprenditrice, stilista, educatrice”, si legge sulla targa a lei dedicata. È il 2010. L’occasione è il bicentenario dalla morte della “signora dei gelsi” (1761-1810). Antesignana dell’imprenditoria femminile sarda, seppe portare in alto il Made in Italy. Vestì dame e principesse di casa Savoia. Tante nobildonne europee furono sue clienti affezionate. Tra loro spicca il nome di Caterina di Russia. Proprio a due passi dall’insegna in memoria di donna Francesca, nello storico palazzo Fois di fronte alla torre dell’Elefante, le Sorelle Piredda hanno trasferito nel 2009 la loro casa di moda. Il passato e il presente hanno convissuto per tanti anni nel cuore della città, testimoni della passione per l’arte, per i tessuti preziosi, dell’amore per la Sardegna.

Lo scialle, uno dei capi distintivi “Sorelle Piredda”

Due mondi paralleli che hanno dato lustro alla nostra cultura nel mondo, tra tradizione e innovazione. Il ricordo di donna Francesca non si spegne. Resta vivo nelle pagine della monografia del giornalista Lucio Spiga, al quale va il merito di avere avviato un percorso di documentazione e di riscoperta di questa donna straordinaria. Resta vivo a Muravera, suo paese natale, a Settimo San Pietro, a Quartucciu, a Quartu Sant’Elena, in Lombardia e, naturalmente, a Cagliari. Fu lei a creare una scuola che formò centinaia di giovani tessitrici sarde e fece della qualità la sua bandiera, tanto che i commercianti comaschi e lombardi richiedevano la sua seta. Ma negli anni sono stati tanti anche gli attestati di stima che hanno fatto delle “Sorelle Piredda” un marchio riconosciuto in tutto il mondo. Un’azienda, quella delle Piredda, nata trent’anni fa e che ha saputo rinnovarsi nel tempo. Dagli esordi degli anni Settanta, il passo verso il successo è breve.

Dalla famosa kermesse che dal 1996 al 2004 ha avuto come scenario la scalinata barocca di Bonaria, a Cagliari, al premio “Golden Curl” alla carriera (consegnato loro nel 2006 dall’associazione degli italiani in Canada). Tra gli estimatori illustri spicca il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. E ancora, “per aver saputo interpretare con stile e passione l’arte dell’abito e dell’eleganza partendo dai linguaggi della sartoria artigianale sarda” arriva nel 2009 la cittadinanza onoraria del comune di Sorradile, mentre nel 2011, le Piredda realizzano un simbolico abito tricolore per la Celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, che viene esposto per mesi a Cagliari, nel “Palazzo di Città”. Indimenticabile la rassegna “Oltre il Mediterraneo” a Vienna, dove lo splendido scenario del castello di Schönbrunn, un tempo la residenza estiva della principessa Sissi, si trasforma in passerella e le Piredda portano in Austria «tutta l’energia, la tradizione e la creatività della nostra Isola». Dagli scialli di seta ricamati, da sempre loro tratto distintivo, apprezzati persino dalla duchessa di Kent e dall’imperatrice del Giappone, hanno introdotto di recente tra le loro nuove creazioni gli accessori di sughero finemente lavorato. E poi, parte preziosa delle collezioni sono gli abiti.

L’esterno dell’Atelier delle Sorelle Piredda. Un tempo nel quartiere Castello, a Cagliari

Da donna e da uomo, creati su misura, elegantissimi, ricamati con fili d’argento e d’oro. Il velista Andrea Mura ha scelto di indossarne uno per la Route du Rhum, regata velica transatlantica in solitario che si svolge ogni quattro anni. I prossimi 10 e l’11 maggio l’atelier a Palazzo Fois sarà aperto al pubblico per Monumenti aperti. «Le nostre madri uscivano poco da casa dove erano le padrone assolute le “mater familias”. Loro avevano cielo e monti, mare e sogni, noi mani e fili, con i quali ricordiamo antichi racconti e disegniamo nuovi sogni». Così il giornalista sardo Puccio Lai descriveva queste donne di Sardegna, il loro orgoglio, la nostra storia.

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Dany&Dany

Fumettiste internazionali con l’Isola nel cuore

di Luciana Satta

Si sono conosciute alla fine degli anni Novanta, ma la passione per il fumetto le accompagna da sempre. Daniela Serri e Daniela Orrù, in arte Dany&Dany, sono due autrici e disegnatrici cagliaritane. Con la loro saga a fumetti Dàimones, urban fantasy a tema vampirico con atmosfere gotiche (pubblicato in digitale e a breve in cartaceo nel primo volume della serie), si sono fatte conoscere oltre i confini nazionali, in Europa e negli Stati Uniti. Ma le origini sarde sono ben presenti nei loro lavori…

«Delle nostre radici non potremmo liberarci neanche se volessimo, a partire dalla testardaggine, che per tradizione contraddistingue il popolo sardo. Se non fossimo state così caparbie nell’inseguire il nostro sogno ci saremmo arrese molti anni fa alle prime delusioni. Ma è con il nostro progetto, la serie a fumetti Dàimones, che abbiamo scelto di inserire nella trama piccoli rimandi alle suggestioni più arcaiche della storia della Sardegna riferibili al Neolitico e al Nuragico. Spicca su tutti il culto della Dea madre, che abbiamo immaginato fosse adorata dai nostri vampiri. Per quanto riguarda l’aspetto iconografico, abbiamo scelto le raffigurazioni più affascinanti della Dea madre, quindi quella di Porto Ferro e di Senorbì».

Come rappresentate le eroine dei vostri fumetti?

«In Dàimones abbiamo delineato i personaggi femminili che più amiamo. Le vampire Iulia, che attraverso gli esperimenti sugli esseri umani crea la progenie dei Dàimones, Sophia, a capo di un movimento di studiosi, Elsa, partner del protagonista, esprimono un carattere forte, sono indipendenti e giocano un ruolo chiave nelle vicende. Di sicuro gli esempi femminili che abbiamo avuto nella nostra famiglia ci hanno segnate. C’è inoltre una volontà di riscatto nell’idea di creare un personaggio femminile solido, che contrasti lo stereotipo letterario e cinematografico della donna che ha bisogno di essere difesa, anche se c’è già una controtendenza, nella quale ci ritroviamo perfettamente.

I luoghi di una Sardegna preistorico nuragica fanno da sfondo a Iskìda della terra di Nurak, saga fantasy scritta dall’autore Andrea Atzori e da voi illustrata…

Nel romanzo la storia attraversa tutti i luoghi della Sardegna. È  una terra fantasy e non si parla esplicitamente dell’Isola, ma se sei sardo quei luoghi li riconosci. Per quanto riguarda invece le nostre tavole di illustrazione, si riconosce vagamente la natura mediterranea. Crediamo che l’armonia con i romanzi e con l’autore si rifletta anche nelle tavole.

In che modo collaborate?

Nel nostro caso non c’è una divisione di ruoli ma una compartecipazione, abbiamo creato un “incastro” sui generis nel mondo del fumetto. Anche la nostra firma d’autore Dany&Dany riflette questa scelta. Oltre a condividere lo stesso nome, scriviamo insieme la storia, la sceneggiatura e disegniamo le tavole… nessuna di noi si priva del progetto creativo. Anche il nostro logo (due “D” maiuscole che formano la metà di un cuore) è una scelta grafica che sottintende che quando scriviamo siamo un’unica entità. È necessario un grande feeling. Lavorando insieme ci siamo anche armonizzate ulteriormente, ormai siamo una squadra».

Sono passati quasi cinque anni dal mio incontro con le fumettiste Dany&Dany. I loro meravigliosi disegni continuano a farci sognare e a trasportarci in un mondo fantastico. Ora ci attendono con nuovi progetti e la nuova illustrazione per la novella “Give me wings to fly“, di Laura Costantini. In uscita prima di Natale. Ecco a voi un’anteprima!

KL, frontman dei KLandtheVictorians di Dany&Dany,
protagonista della novella “Give me to fly” di Laura Costantini

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“Il Club dei centenari”

E I SEGRETI DI LUNGA VITA DELL’OGLIASTRA

di Luciana Satta

I volti segnati dalla vita si alternano alle immagini della natura, mentre il novantunenne di Baunei Pietro Cabras canta Sa canthone de is bagadias (“La canzone delle nubili”). Poi la voce si disperde nell’eco e diventa vento che soffia forte. È il ritmo dei protagonisti del documentario “Il Club dei centenari”, che racconta le vite dei centenari ogliastrini. Ci sono anche le donne sarde, portatrici di un’eleganza e di valori che ormai si sono persi.

«È  un mondo rarefatto  – spiega il regista Pietro Mereu, autore del docufilm “Il Club dei centenari”, prodotto da Ilex production grazie al comune di Lanusei, alla provincia dell’Ogliastra e alla Regione Sardegna. Ho voluto raccontare la bellezza della testimonianza dei centenari e delle centenarie utilizzando inquadrature particolarmente curate e un ritmo molto lento».

Perdasdefogu, Villagrande, Arzana, Talana, Urzulei, Villanova e Baunei conservano il segreto della longevità. Un segreto studiato da anni dagli scienziati, che ne hanno ricercato le ragioni nella genetica, nel cibo, nell’ambiente, nello stile di vita degli ogliastrini. Il docente dell’Università di Sassari Gianni Pes ha iniziato a studiare le cosiddette “zone blu” nel 1995. «Abbiamo creato delle mappe geografiche che dimostrano in maniera inequivocabile che la concentrazione dei centenari in questi comuni è superiore non solo ai valori medi europei ma addirittura a livello mondiale», spiega lo studioso.

Resta impressa la scena del documentario che vede protagoniste le centenarie Caterina Murru e Rosa Secci di Urzulei, riprese mentre bevono il caffè e scherzano.«È stato molto difficile entrare in empatia con loro – racconta il regista –.  Erano circondate da molte persone e vedevano i corpi esterni delle telecamere… avevano molto pudore… per fare sì che si esprimessero liberamente ci siamo dovuti allontanare dalla stanza». O ancora, la signora Francesca Manca (106 anni) diventa preziosa memoria storica quando ricorda l’assedio di Arzana. Era il 1926: stavano cercando Samuele Stochino, uno tra i più celebri banditi sardi.«L’anno dell’assedio – ricorda la centenaria –  eravamo rimasti chiusi tre giorni in casa. Non potevamo neanche andare a prendere l’acqua alla fontana. Poi, dopo tre giorni, ci hanno dato il permesso, ma avevamo sempre un carabiniere che ci scortava. Io andavo con Cecilia Fara che disse, sputando per terra “Siate Maledetti! Andate alla forca!” (ride ndr).

Anche la testimonianza di Gesuina Fronteddu, di Talana, è un documento prezioso per capire la vita semplice di un tempo.«L’acqua la portavamo con una brocca, al nostro rientro dalla campagna con una tinozza grande… poi in cammino filavamo e facevamo la bertula (bisaccia tipica dei pastori) di lana di capra… quindi camminavamo e filavamo in gruppo, ma se capitava si poteva andare anche da sole perché non c’erano pericoli. Si andava sempre alla stessa ora e in gruppo, per la campagna… chiacchiera, chiacchiera».

«Non sono ricchi, ma sono felici, perché hanno famiglie molto unite – conclude il regista – .  Nella casa di un centenario devi entrare in punta di piedi, sono persone delicate. Per le famiglie sono come dei gioielli da tutelare. Dovremmo cercare di preservare le zone blu,  sono una risorsa e un esempio….. sono portatori di valori che ormai si stanno perdendo… Questa è la bellezza della loro semplicità».

(Alcuni di loro non ci sono più, ma li voglio ricordare pubblicando questo mio articolo. Grazie al regista Pietro Mereu che ce li ha fatti conoscere attraverso il suo bellissimo docufilm “Il club dei centenari n.d.r.)

(*Anno 2017)

La locandina dell’evento “Ogliastra, Isola della Longevità, 2 dicembre – Milano

L’invito – 2 dicembre ore 18, Milano Scalo Lambrate
Ogliastra Isola della Longevità

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