FIORI SOTTOPELLE di Karim Galici

Le ciocche dei capelli sono come le foglie. Vanno via, basta il vento. La forza della natura e il coraggio della donna. Valeria, Tiziana, Tecla sono il simbolo di chi ha trovato la forza di guardare avanti. Oltre il dolore e la fragilità. Sono il lungo inverno che non può durare a lungo, perché nessuno può fermare la primavera. Quelle foglie spazzate via da un flebile soffio di vento sono ghirlande di fiori colorati e vivi sulle loro teste.

Fiori sotto pelle del regista Karim Galici non è solo un film. È una poesia che ci fa accostare con delicatezza alle storie delle tre donne protagoniste, espressione della fragilità che si trasforma in speranza, delle lacrime che si fanno sorrisi e dei loro occhi, così autentici e veri.

 

 

La storia di Valeria, di Tiziana e di Tecla è una testimonianza preziosa anche di chi sta vicino a queste donne e accanto a loro combatte la battaglia della malattia oncologica con spirito guerriero. Come il compagno di Tiziana, Alessandro: «La sua parrucca – dice – è particolare, ha riflessi blu, lei è stupenda, è sempre più bella. Questi riflessi blu mi fanno pensare al mare, al cielo, alla natura. La vedo splendere».

Il mare. Il mare è fondamentale, elemento centrale, il respiro della vita, l’orizzonte da non perdere di vista, la speranza. «Creo – spiega il regista, Karim Galici – una sceneggiatura che è una scaletta con delle idee che inizialmente tengo per me, perché so che possono variare. Nella prima versione ho pensato alle quattro stagioni. Nella prima idea associavo il mare a immagini più estive, ma avremmo dovuto portare avanti il lavoro per tutto l’anno. Sono state le donne stesse a sottolineare il rapporto con il mare, soprattutto Tecla, ma anche Tiziana. Penso che sia inevitabile. Sentiamo molto forte l’influsso dal mare e pensa a quanto possa avere inciso su Tecla, che vive a Peonia Rosa, sotto l’isola del Toro. L’isola nell’isola di sant’Antioco. Anche per me ha un significato di circolarità, come le stagioni della vita».

Il nuraghe. All’inizio del film le tre donne percorrono un sentiero, arrivano al nuraghe Cuccurada (Mogoro), entrano, alla fine del film escono da questo luogo. La scelta del nuraghe ha un significato preciso per le protagoniste, simbolico per il regista. «È un luogo misterioso. Ho percepito un parallelismo con una malattia che è essa stessa ancora “un mistero”, il cancro. È come se anche queste persone fossero all’interno di una situazione “labirintica”. Quando ho visto la maestosità del nuraghe Cuccurada, ho pensato a come potesse essere in origine e che ci fosse un parallelo tra queste storie e quel luogo. È bello trasmettere l’esempio di queste donne, perché chissà quante si scoraggiano… invece sapere che in questo perdersi c’è la possibilità di ritrovarsi dimostra come queste donne si siano incontrate, anche nella realtà. Ci hanno messo un attimo a capire che si trovano sulla stessa barca e possono aiutarsi le une con le altre».

 

 

«Avrei voluto che, idealmente, come in un ciclo, queste donne avessero età diverse. Valeria ha circa trentacinque anni, Tiziana ne ha quasi cinquanta, Tecla circa settanta. Abbiamo conosciuto Tecla a Carbonia, durante una giornata della consegna delle parrucche. La produzione aveva preso accordi specifici e avevamo un punto di riferimento importante, il dott. Atzori (dott. Francesco Atzori, Responsabile oncologia ospedale Sirai Carbonia, n.d.r.). Abbiamo ripreso tutta la consegna. Ho parlato con Tecla in un modo molto intimo ed è come se si fosse scelta da sola.

Un’altra volta eravamo a Nuoro, nel Salone delle coccole. Quando siamo arrivati lì siamo rimasti un po’ spiazzati perché pensavamo di vedere una decina di donne che ricevevano le parrucche, invece erano solamente in due. Tiziana era molto perplessa sul fatto di apparire e di prendere parte a questo lavoro. Ci aveva colpito il rapporto con il suo compagno. È stata un’intervista bellissima.

Valeria è stata consigliata dal Salone di Valentino di Mogoro ed è anche una volontaria, aiuta nella donazione delle ciocche. Lavora come personale medico, è una figura di riferimento per questa rete di parrucchieri».

 

 

Fiori sottopelle di Karim Galici è prodotto dall’associazione Oltresardegna con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna – Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport in collaborazione con l’associazione Paravè – Progetto Inachis, la Fondazione Andrea Parodi e il Comitato Nazionale Italiano Fairplay.

Colonna sonora: Andrea Parodi, Gianluca Pischedda, Simone Soro, Ludovica Cadeddu, Alessandro Pulloni.

 

 

***Questo testo non può essere riprodotto, in tutto o in parte, senza la citazione della fonte e dell’autrice. Un ringraziamento particolare a Paola Piroddi, direzione scientifica, e a Dafne Turillazzi, ufficio stampa dell’associazione Oltresardegna. Ringrazio il regista, Karim Galici, per l’intervista e la disponibilità. Le foto sono di proprietà dell’Associazione Oltresardegna.

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