“La fotografia è l’unica terapia
(Roberto Pintus, fotografo)
che ho a disposizione
per realizzare i miei pensieri“
di Luciana Satta
Ci sono storie che vanno urlate. Anche se, come ricorda Roberta – una delle donne protagoniste della mostra e del calendario Le urla delle donne – ideati e realizzati dal fotografo Roberto Pintus – a volte la violenza non fa rumore e non lascia lividi, ma fa comunque a pezzi (*cit. Susanna Casciani).

Donne riprese in momenti di vita quotidiana, durante la loro professione, o nel tempo libero. Di contro, quello sguardo attento, intimo, l’occhio del fotografo che è l’anima della donna, quasi la sua coscienza, sguardo indagatore dietro quell’immagine apparente mostrata agli altri.
L’esposizione fotografica Le urla delle donne è stata patrocinata dal comune di Sassari e inaugurata lo scorso 25 novembre – in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne – a Palazzo Ducale. Ospitata fino al 7 dicembre, è diventata un calendario i cui proventi saranno devoluti al Progetto Aurora. Protagoniste dodici donne. «Con questo mio progetto – spiega Pintus – ho voluto creare dodici racconti che mostrassero cosa si può nascondere dietro il sorriso di una donna. È stato complicato portare a termine tutto il lavoro, ci sono voluti cinque mesi per realizzarlo. Ho scelto donne comuni, non modelle. Alcune di loro non avevano mai posato.
Ero preoccupato, perché non sapevo come il mio progetto potesse essere percepito dall’esterno. Attraverso le mie foto ho voluto mostrare ciò che può celarsi dietro l’immagine di una donna “felice” e mostrare i diversi aspetti della violenza, dalla psicologica, alla fisica, alla verbale».

«Un giorno – prosegue il fotografo – ho assistito ad una scena che mi ha colpito particolarmente e mi ha fatto riflettere. Passavo per strada e si è aperta una finestra, si è affacciato un uomo che, mentre stendeva i panni, si rivolgeva ad una donna insultandola e dicendole: Non sai neanche stendere! Lei piangeva».
Secondo i dati del Ministero degli Interni dal primo gennaio al 22 dicembre 2024 in Italia si registrano 300 omicidi, con 109 femminicidi. 109 vittime sono donne. Un fenomeno che a volte è silente. Perché la violenza non è solo fisica. Rompere il silenzio attraverso il linguaggio per immagini. Sono foto “potenti”, che arrivano come urla inascoltate. Questo è il messaggio di Roberto Pintus.

Un incontro casuale, quello tra Roberto Pintus e la fotografia. Una passione nata nel 2012. I suoi scatti messaggi portatori di cultura, di arte e di sensibilità. Oggi le sue fotografie sono racconti della Stagione teatrale del Ce.DA.C di Sassari, per La Grande Prosa & Danza al Teatro Verdi e al Teatro Comunale.





«Mio fratello, Tore Pintus (*Responsabile Circuito Teatro e Danza Ce.DA.C Sassari), aveva necessità di un fotografo per la Stagione teatrale. Odiavo fotografare a teatro, non era un genere che mi piaceva. Ora lo adoro».




«Diversi attori e attrici, come Caterina Murino, Anna Foglietta hanno apprezzato i miei lavori, anche tanti ballerini, alcune Compagnie teatrali hanno scelto le mie foto. Mi manca quando non scatto».





«Sono stato il fotografo ufficiale di Miss Grand Prix, Miss Blumare, per sei anni. Ma sono autodidatta, è nato tutto per passione. Ho iniziato per “gioco”. All’inizio mi piaceva fotografare la natura e i paesaggi. Ho iniziato a fare caccia fotografica, mimetizzato. Ho realizzato la mia prima mostra nel 2014 a palazzo Ducale a Sassari, in sala Duce. Si intitolava Un solo momento».

«Nel 2012 mi hanno chiesto di partecipare ad un Workshop fotografico. Ho conosciuto un gruppo di fotografi che si chiama Riscatto foto libera e ho legato con Giammario Cherchi, che in seguito si è appassionato alla caccia fotografica e all’infrarosso. La mia curiosità per l’infrarosso è nata anni fa. Mi aveva colpito una immagine scattata sul lago di Gusana, realizzata con questa tecnica. Mi piacciono le foto di Simone Pollastrini, siamo diventati amici. Amo particolarmente il filtro 590, che trasforma il colore verde in giallo oro».
«Dicevo: «Non diventerò mai bravo!».

“L’unica cosa che mi salva da tutti i mali. La fotografia“
(Roberto Pintus)



***Questo testo non può essere riprodotto, in tutto o in parte, senza la citazione della fonte e dell’autrice. Tutte foto sono state gentilmente concesse da Roberto Pintus, che ha autorizzato la pubblicazione.
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