Visita alla Comunità Mondo X di Padre Morittu

di Luciana Satta
“Dammi ragioni per vivere”: è la disperazione e la sfida che sale dal mondo delle dipendenze. Mondo X, l’associazione fondata da Padre Salvatore Morittu, nasce come iniziativa dei Frati Minori Francescani di Sardegna e accoglie in Comunità tossicodipendenti e malati di AIDS.
«Mi sono laureato in teologia a Firenze nel 1970 – racconta – e poi i frati mi hanno mandato a studiare al Pontificio Istituto Biblico di Gerusalemme. Rientrato in Italia, mi sono laureato in Psicologia all’Università statale La Sapienza di Roma. Dopo questa esperienza, nel 1978, sono ritornato in Sardegna e ho insegnato Psicologia all’Istituto Magistrale. Proprio in quell’anno il mio confratello francescano padre Eligio Gelmini, il fondatore di Mondo X, aveva incontrato tutti i responsabili nazionali dei frati per illustrare loro la nuova situazione. Disse: “Noi siamo di fronte alla più grande rivoluzione che possa essere mai avvenuta, quella della droga”. Non voleva che i frati perdessero il treno della storia, loro che vivono per i poveri, per gli emarginati, per coloro che fanno fatica a vivere. Ha sollecitato tutti responsabili nazionali a realizzare in ogni loro regione una Comunità con uno o due frati con la vocazione verso questo settore. Paradossalmente la prima che ha risposto è stata la Sardegna». Padre Morittu racconta così l’inizio della sua lunga storia, un percorso di formazione all’inizio travagliato, ma molto significativo. «C’era un responsabile illuminato, padre Dario Pili, il quale mi ha coinvolto. Io trovavo il percorso interessante, ma riconoscevo anche la mia inadeguatezza a lavorare in questo settore, per me del tutto nuovo. Padre Dario mi ha mandato prima in visita e poi a vivere per due mesi in una delle Comunità di padre Eligio, vicino a Milano. Lui è stato molto bravo, perché mi ha messo dentro la struttura come se fossi tossicodipendente, non mi ha fatto sconti rispetto al modo di vivere in Comunità. Dopodiché insieme al responsabile ritennero che ci fossero le condizioni per avviare anche una Comunità in Sardegna. Così è successo, il 26 gennaio 1980».
«Hanno messo a disposizione – prosegue padre Morittu – il convento di San Mauro, a Cagliari, dotato di un grande orto anche se si trovava in città. Mi aiutavano due ex tossicodipendenti che padre Eligio aveva mandato dalla Lombardia e una suora, con esperienza in una Comunità in Lombardia. Poi sono arrivati i volontari. L’arrivo dei tossicodipendenti, che allora erano soprattutto eroinomani, avvenne subito dopo l’inaugurazione. Nessuno pensava – continua – che per uscire fuori dall’eroina bisognasse fare una vita quasi “monastica”, tra formazione e lavoro, regole e disciplina. All’inizio venivano e andavano via. Poi tutto ha iniziato a funzionare e si è formato un gruppo. Dopo due anni non ci stavamo più. Ho chiesto al vescovo di Sassari una grande casa abbandonata in campagna con dodici ettari di terreno e lui me l’ha data in uso, a Siligo, vicino a Sassari, in località S’Aspru. All’inizio la convivenza era difficile. Dopo un rodaggio di cinque mesi, tutto è andato molto bene. Lì, in quel contesto agropastorale, che io desideravo per la capacità terapeutica, la Comunità si è allargata. Siamo andati avanti affinando sempre più il nostro metodo». «Sono partito – spiega ancora – con il metodo di Mondo X di padre Eligio applicato nella Penisola ma, dopo un paio di anni, ho iniziato con una modalità di interagire tipica di noi sardi, che abbiamo maggiore sensibilità per gli aspetti affettivi, piuttosto che per quelli disciplinari.
Ma c’è una storia particolare di salvezza che Padre Morittu ricorda con affetto: «Un giudice mi aveva particolarmente sollecitato a prendere un minorenne tossicodipendente. Ho accondisceso alla proposta e mi sono fatto carico di questo minore nella comunità di Cagliari. Allora i giovani venivano spesso in Comunità in crisi di astinenza, dunque la prima settimana era la più difficile e io dormivo con loro in una camera a due letti. Questo ragazzo era, appunto, in crisi di astinenza, per cui la notte ho dormito in stanza con lui, ma poi mi sono addormentato. Mi sono svegliato e lui era andato via. Sono uscito a cercarlo ma non l’ho trovato. Le volontarie sono riuscite invece a riportarlo nella struttura. Quando l’ho visto di fronte a me gli ho dato uno schiaffo. Ho alzato il dito e ho detto: “Ricordati che io sono tuo padre”. Questo ragazzo ha avuto un cedimento, come se fosse venuta meno quasi tutta la sua energia. In quel momento ho realizzato: mi sono ricordato che lui era orfano. Questo è stato proprio il mio battesimo nella paternità. Questo ragazzo poi ha continuato il suo percorso, ha superato la crisi di astinenza. Poi è diventato anche un bravo artigiano della pelle».
Per quanto riguarda la diffusione della droga, secondo padre Morittu il fenomeno è peggiorato negli ultimi anni, tra silenzio e indifferenza. «Ci sono famiglie che vivono dagli introiti della droga – dice –. Inoltre si registra un peggioramento anche dal punto di vista delle sostanze, con una grande presenza di eroina, in aumento, il picco della cocaina, le droghe di sintesi come l’Ecstasy. Per non dimenticare la piaga dell’alcolismo giovanile e femminile e delle dipendenze senza sostanza, come la ludopatia. In Sardegna ad aggravare questo quadro – aggiunge – abbiamo le doppie diagnosi, ovvero la concomitanza tra dipendenza dalle sostanze o dipendenze comportamentali e i disturbi della personalità. Inoltre abbiamo il grave problema dei minori che non sanno ciò che consumano, non sanno ciò che spacciano e inoltre vogliono attribuirsi la riscossione dei soldi».
Su un altro tema importante, la diffusione dell’HIV, padre Morittu è chiaro: «Il fatto che esista la cura e che di questa malattia si muoia sempre meno, riduce la percezione di questo grave problema. Un elemento di rischio sono i rapporti sessuali precoci tra adolescenti. Molti di loro, solo se un giorno faranno l’esame all’HIV scopriranno di essere siero positivi. Questo è il rischio che si corre. Siamo veramente preoccupati di questa coltre di silenzio che c’è intorno all’AIDS».
(n.d.r. *Articolo pubblicato nel 2019 sul settimanale “Libertà”, direttore Antonio Meloni.
Le foto e il video risalgono invece alla recente e intensa visita nella Comunità Mondo X, a S’Aspru (Siligo), il 10 dicembre 2021, esperienza che in qualità di docente di Lettere ho avuto l’onore e il piacere di fare con la mia classe 3 V dell’Istituto Agrario Pellegrini di Sassari.
Grazie di cuore a padre Salvatore Morittu, a Fra Stefano, ai loro ragazzi per l’accoglienza speciale e per avere condiviso le loro esperienze di vita, trasmettendo ai “miei ragazzi” tutto quello che non si può insegnare neanche attraverso mille lezioni!








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