GIUSEPPE BIASI

Alla Pinacoteca di Sassari le sue opere straordinarie

Processione in Barbagia (olio su tela) ph. Luciana Satta

Quando si viene quaggiù per guardare le cose da vicino… e non si viaggia come le sardine dentro a una scatola o come le acciughe, in un barile… non si fa fatica a comprendere che questo non è un popolo barbaro. E la sua civiltà è nobile e antica“.

Giuseppe Biasi

Così il pittore Giuseppe Biasi descriveva la sua amata Terra.

La Sardegna, che era sempre stata descritta dagli antropologi dell’epoca come un luogo derelitto, oppresso dalla fame e devastato dalla malaria e dal banditismo, riconquistò, finalmente, nelle opere di Biasi, la sua dignità.

Proprio a questo straordinario artista del Novecento è stata dedicata nel 2008 una esposizione all’ex Convento del Carmelo. Si trattava del cosiddetto “Fondo Biasi”, la collezione delle opere di proprietà dell’Amministrazione regionale, il più significativo corpus di lavori mai esposti fino ad allora.

La mostra, curata da Giuliana Altea e allestita da Antonello Cuccu e dalla Ilisso, comprendeva 283 oli, tempere, ma anche chine, linoleografie e xilografie.

2024 – La collezione è stata esposta, a distanza di anni, alla Pinacoteca nazionale di Sassari, in piazza Santa Caterina, in un allestimento nuovo, curato dalla direttrice Maria Paola Dettori.

La mostra alla Pinacoteca nazionale di Sassari

Resterà aperta, in tutto il suo splendore, fino a gennaio del 2025. In alcune sale del museo, gestito dalla direzione regionale musei della Sardegna, sono presenti dipinti, incisioni, la produzione grafica e le opere dedicate al periodo africano.

Un viaggio a tutto tondo nell’arte di Biasi, attraverso i diversi aspetti della sua produzione: dalla pittura al disegno, fino all’incisione. Il Fondo Biasi fu acquistato nel 1956 e fu conservato nei depositi della Soprintendenza di Sassari, finché nel 1984 fu esposto in due mostre, a Sassari e a Nuoro. Nel 2004, poi, la regione la affidò in custodia al comune di Sassari in due differenti depositi, in via di una sistemazione definitiva.

Alcuni dei dipinti più significativi sono stati restaurati.

Il Caffé (olio su faesite) e di seguito particolari del dipinto ph. Luciana Satta

Nei 1.600 metri quadri di spazi espositivi nel 2008 si era evitato di separare le opere che raccontano l’Isola da quelle che evocano l’Africa, preferendo piuttosto un ordine cronologico, mettendo così in evidenza l’evoluzione del linguaggio dell’artista. Allo stesso tempo le opere pittoriche non erano state separate da quelle grafiche, per dare maggiore risalto al legame inscindibile tra i due settori.

Uscita dalla chiesa (olio su tela) ph. Luciana Satta

La Sardegna popolare e l’Africa vivono attraverso gli occhi di questo artista sardo influenzato dalla pittura secessionista e espressionista.

Il Fondo Biasi raccoglie l’intera opera del pittore. Dal decorativismo degli anni Dieci di alcune grandi tele, all’olio Processione in Barbagia, “Dove lo sguardo dello spettatore si sposta bruscamente dalle figure in primo piano immerse nella penombra, sullo sfondo del paese illuminato dal sole. Questo quadro segnò il debutto del pittore alla Biennale di Venezia del 1909 e ne testimonia la fase secessionista giovanile, molto vicina all’illustrazione.

La pennellata densa rivela invece, nella seconda metà degli anni Dieci, l’evoluzione stilistica del pittore. Risale a questi anni, precisamente al 1923, Germania Lonati, dipinto da Biasi a Bellagio, in Lombardia, in cui si vede l’influenza dell’austriaco Klimt.

Ancora, gli splendidi ritratti di fanciulle in abiti tradizionali, come la Sposa di Ollolai, La ragazza di Busachi, La ragazza di Oliena e Il ritratto di Mintonia, del 1935 circa.

Il percorso espositivo conduce alla fase del suo lungo soggiorno in Nordafrica, dal 1924 al 1927, durante il quale la pittura diventa un’indagine sulle differenze, sul rapporto tra cultura occidentale e “mondo altro”.

“Un mondo bellissimo, fatto soprattutto di corpi femminili”…

Studio di donna africana 1924-26 (olio su compensato) ph. Luciana Satta
Studio di donna africana 1924-25 (olio su tela) ph. Luciana Satta

“Come colui che ha fatto il giro del mondo – spiegava l’artista – svilupperò tutto l’intero materiale raccolto, e qualche cosa ne deve nascere. Tra l’arte egiziana e quella indiana di cui arriva qui l’ondata, ho subito una potente lavatura”.

***Questo testo e gli scatti non possono essere riprodotti, senza l’autorizzazione dell’autrice, che ne detiene i diritti. Il testo riferito alla mostra di Biasi nell’ex Convento del Carmelo è apparso nel 2008 sulla rivista “Il Messaggero sardo (e pubblicato qui di seguito).

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Luciana Satta

 

La platea dell’Umanità

Quel giorno a Venezia

(***Clicca sul video, la musica ti accompagnerà nella lettura) 
Video di Rene Caovilla – Diretto da Oliver Astrologo

Silenzio intorno a te. Gli archi intrecciati e i loggiati dei palazzi si riflettono splendenti e vibranti nelle acque della Laguna, nelle pieghe dei calli e nel reticolo dei canali. Davanti a te la Serenissima, l’innamorata segreta di chi la sa corteggiare e quell’impressione sia lì solo per noi. Ti fermi in ascolto.

di Luciana Satta

L’obiettivo di mille fotografi non riuscirà mai a cogliere quello che stiamo vedendo, le parole dei poeti non possono rendere quel momento, quell’attimo, quel raggio di bellezza che ci è riservato e che attendeva solo noi per essere raccolto.

Venezia, incerta fra cielo e terra è lì e, come uno specchio, lascia scoperta la tua anima, ti invita a entrare nel gioco dell’infanzia eterna. Vuoi tuffarti in questo universo di immagini e di colori, dove passato e presente non hanno più confine e si confondono in una danza di chiaroscuri. Il tempo è uno spazio aperto e impalpabile.

Ti prende per mano, ti porta con sé.

Venezia 2001 - ph. Luciana Satta
Venezia 2001 – ph. Luciana Satta

Ma il tuo sguardo è già lontano, spazia oltre i giardini. Una fila di tartarughe d’oro ti porta ancora più lontano, fino al grande letto. Ti sembra impossibile che quei corpi nascano dalla pietra, ma sei a Venezia, dove tutto è vita e morte al tempo stesso. I loro volti, inesistenti, ti guardano e ti parlano di poesia.

Un uomo è sdraiato accanto a una donna e avvolge il braccio intorno alle sue spalle.

Biennale Venezia 2001 – ph. Luciana Satta

Vorresti fermarti, ma non vuoi che il gioco finisca. I tuoi occhi ti hanno già portata all’interno di una grande sala, dove un uomo su una scala dipinge accuratamente le pareti di nero, mentre nella stessa sala una donna riprende il lavoro da capo e le ridipinge di bianco. Nero e bianco si rincorrono incessantemente: non esiste dolore senza gioia.

Tu cammini e canti, mentre sei già nella stanza accanto.

Scarpe gialle, rosse, blu liberano la tua immaginazione. Vorresti indossarle per sentirti leggera.

Vai alla finestra, guardi fuori, di nuovo verso il giardino. Su una panchina di legno siede quella ragazza. Alle sue spalle un enorme pannello bianco riporta una scritta: “La platea dell’Umanità”. Il suo viso è come un vetro attraverso il quale leggi la scritta: “La platea dell’Umanità”, tradotta in tutte le lingue del mondo. Lei è immobile, lo sguardo assente, fissa un punto preciso nello spazio senza limite, occhi ingigantiti a dismisura, occhi che parlano. Sembra non voglia più alzarsi, andare via. Le siedi accanto e come lei stringi forte le mani ai bordi della panchina.

Accenni un sorriso e ti scatto questa fotografia.

Mentre ti guardo ripenso a quella canzone: “perché sono le sfumature a dare vita ai colori/ e a farci tornare in mente le cose più pure dei giorni migliori”.

“La platea dell’Umanità” Luciana Satta alla Biennale di Venezia, 2001

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